DEGLI IMPRINTING

È complicato pensare e scavare nella memoria per ricordare e scegliere un solo luogo che più di tutti gli altri abbia lasciato un segno nel mio immaginario. Per una persona come me, nata nei Castelli Romani, è ancora più difficile se inizio a pensare all’infinità di luoghi meravigliosi che hanno accompagnato la mia infanzia. Sono sempre stato circondato dalla bellezza della natura, dalla sua varietà, dai crateri e dai laghi vulcanici, dai boschi e dai ruscelli ma allo stesso tempo ho sempre apprezzato e vissuto le strette vie ondulate e rettilinee, storiche o meno, dei numerosi paesi arroccati che si scambiano scorci l’uno con l’altro, o che offrono viste su paesaggi mozzafiato. Ho sempre ammirato anche il forte impatto e segno romano degli acquedotti, delle ville suburbane e della vicinissima Appia Antica che mi hanno continuamente accompagnato verso la vicinissima e meravigliosa Roma.

Tuttavia nella mia famiglia è sempre stata molto forte la presenza del mare, dovuta all’amore per la navigazione, per l’avventura ma soprattutto per la vela. Ho passato innumerevoli estati a bordo di barche a vela di zii, cugini, parenti, navigando verso coste e isole dalla bellezza unica che hanno sicuramente lasciato in me un segno. Anche in questo caso risulta arduo scegliere solo uno di questi luoghi ma per qualche ragione, in modo quasi automatico e irrazionale, riesco a mettere chiaramente a fuoco immagini solo di due posti ben precisi, le isole di Ponza e Palmarola. 

Ho sempre subito un forte fascino che sembra quasi ingiustificato se si pensa alle meravigliose coste sarde o le isole toscane o campane ma qualcosa mi ha costantemente attratto e cercherò ora di descriverlo.

Ponza e la vicina isola di Palmarola sono due isole poco distanti dal promontorio del Circeo ma la loro bellezza inizia da lontano, dal momento in cui viaggiando, lentamente trasportati dal vento, si iniziano a scorgere solo le cime alte e affilate che sembrano creare un arcipelago di cento isole, ma dopo ore di navigazione queste punte si rivelano sempre di più fino ad unirsi in un’unica grande piattaforma frastagliata. Giunti in prossimità della più grande Ponza non puoi far altro che rimanere sbalordito dalle alte pareti scoscese che mutano e cambiano colori, altezze e forme e che quasi ti abbracciano e ti invitano a godere della loro protezione e delle calme acque nelle tranquille notti estive in rada.

Ogni cala è diversa, ogni volta ti accoglie con un paesaggio totalmente unico ed è bello avvicinarsi a nuoto o con una canoa, silenziosamente, per vedere da vicino rocce taglienti e scure che emergono con forza, rocce rossastre e gialle sgretolate e informi, mangiate dal mare, scivoli dolci e sinuosi verso l’acqua, quasi fossero di panna, di rocce bianche e morbide alla vista. 

Circumnavigando tutta l’isola ti accorgi di come la natura crei delle architetture logiche, materiche e monumentali, dagli altissimi faraglioni agli archi naturali, da pareti lisce da cui, come in un palazzo, sporgono piccoli balconcini ad architetture fluide e instabili delle grotte e delle gole alte e strette in cui grandi cavità nella roccia creano piscine naturali senza tralasciare poi il segno umano delle abitazioni bianche o vivacemente colorate dalle coperture a volta, delle scale quasi verticali scavate per raggiungere degli approdi fino all’immancabile segno romano di arcate, grotte e cunicoli scavati per la creazione di peschiere protette dal mare. Ma ti accorgi poi che questo mondo così vario non termina al livello dell’acqua e lo averti quando, giunti a Palmarola, vieni accolto da un lato da incantevoli grattacieli che si rastremano verso l’alto e la cui enorme base si allarga a dismisura sotto il pelo dell’acqua limpida, e dall’altro da enormi navate svuotate di cattedrali gotiche di pietra che, quasi simmetricamente rispetto al livello del mare, salgono e si immergono nelle profondità buie provocando paura e meraviglia al nuotarci sopra.

Tutte queste esperienze e luoghi che ho potuto vivere e ammirare però hanno mantenuto il loro valore solo perché le vivevo dal livello del mare e ne rimanevo quasi estraneo anche se molto vicino. Visitandoli dalla terraferma ho sempre avuto la sensazione di perdermi qualche dettaglio, certamente vedevo l’infinità del mare sull’orizzonte, le vie scoscese che portano in basso o le strade vivaci dei piccoli borghi, ma sentivo di perdere lo spettacolo della grandiosità della roccia che, erosa in basso dal mare e in alto dai venti, sale fino a sostenere le bianche costruzioni. 

Quello che ho sempre apprezzato dunque è stato godere di questi posti ammirandoli da sotto, osservando come con massività e imponenza emergono e sono ancorati al fondo del mare, come i colori e le forme sono connessi alle forze della natura e alle logiche naturali della statica e come l’uomo cerca i punti adatti per abitare questo luogo imponendo le proprie opere. Amo vedere la totalità di un luogo con uno sguardo per poi catturare ogni caratteristica ma anche avere nascosta la prossima “stanza”, la cala successiva che cela nuovi panorami ed emozioni.







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