LUIGI FRANCIOSINI




"Ogni esperienza progettuale che intenda formare, non può che scaturire da un tentare una determinata possibilità mediante il continuo interrogarsi sui mutui rapporti tra forma, utilità e sostegno: sperimentare il principio di indissolubilità tra intenzione formativa, tecnica e materia.

Mentre si tenta, si va scoprendo come la forma deve essere fatta. In questa continua ricerca 

d’ordine e misura, la costruzione (l’esercizio del mettere insieme e dell’opporsi alla gravità) rappresenta il più severo tra gli impegni dell’architetto.

Non considero ammissibile l’esclusiva priorità dei motivi espressivi ed evocativi rispetto ai problemi tecnici impliciti nel farsi del processo tra ideazione e conformazione: essi sono indissolubilmente legati in una unità dialettica. L’architettura è sempre materia costruita."



 

Così l'architetto romano Luigi Franciosini riassume le fondamenta e i principi su cui la sua idea di architettura si basa.

Luigi Franciosini, laureato nel 1986 presso l'Università "La Sapienza" di Roma, ottiene un dottorato di ricerca in Composizione Architettonica nel 1988 e trascorre un periodo come professore visitante alla Carnegie Mellon University negli Stati Uniti nel 1994.

Dal 1996, insegna presso la Facoltà di Architettura di Roma Tre, diventando poi un professore di Progettazione Architettonica ed Urbana nel 2012.

 

Ha svolto ricerche e insegnato sull'importanza del rapporto tra progetto architettonico e contesto, con un focus storico-archeologico e paesaggistico con ricerche che hanno coinvolto università italiane e straniere.

Le sue ricerche si concentrano su due principali temi: la forma della terra e i principi insediativi, e il progettare nell'antico, con l'obiettivo di sviluppare strategie di progettazione sostenibile.

Luigi Franciosini ha anche svolto attività didattica presso la Facoltà di Architettura di Roma Tre, coordinando laboratori di tesi di laurea e corsi di dottorato.

Ha partecipato a programmi di ricerca come "Solar Decathlon" e "Piranesi Prix de Rome" che si concentrano sull'architettura sostenibile e l'architettura per l'archeologia ottenendo riconoscimenti per la sua attività di progettazione in concorsi nazionali ed internazionali.

Luigi Franciosini ha anche partecipato attivamente nella gestione del Dipartimento di Architettura di Roma Tre, ricoprendo ruoli in commissioni e organi accademici.

La sua attività di ricerca e insegnamento è stata incentrata sulla valorizzazione del patrimonio costruito, integrando il territorio e il paesaggio come elementi chiave nella progettazione architettonica e con un approccio didattico si concentra sulla comprensione della struttura archetipica degli elementi architettonici e sulla ricerca di coerenza tra le ragioni di costruzione, organizzazione e misura.



 

Il progetto del centro polifunzionale tra i massicci del Pollino e del Dolcedorme nasce dalla considerazione delle condizioni naturali del suolo liberato dalle costruzioni attuali in grave stato di degrado, annullando la percezione del volume in favore di una visione dei piani orizzontali.

Per questo motivo l’edificio affonda nel terreno come un manufatto ipogeo quasi senza prospetto architettonico, per riaprirsi al paesaggio affacciandosi verso le colline che concludono la piana di Campotenese verso il mare.

Il progetto del Centro Polifunzionale del Parco del Pollino rivolge particolare attenzione alle relazioni significative con l’ambiente: il luogo - inteso come insieme delle caratteristiche materiali, tipologiche e culturali - si ritiene sia l’elemento complesso da osservare e da cui “estrarre” ragionamenti progettuali.

Al di là di fragili meccanismi di riduzione espressiva e di mimesi naturalistica, il progetto si pone come sintesi architettonica di necessità funzionali espresse dall’Ente Parco: centro conferenze, spazi espositivi e didattici per visitatori e scolaresche, uffici delle guide del Parco, uso dell’energia grigia, abbattimento dei consumi ed impiego di energie rinnovabili.


 

Il territorio fa parte della Tenuta della Principessa che si articola dal valico di Campotenese e dal margine rappresentato dall’autostrada A3, fino ad arrivare alle quote elevate del Colle del Dragone e della Serra del Prete, che ne delimitano il margine superiore. 

In posizione baricentrica rispetto ai flussi turistici che da strade e autostrade raggiungono i rifugi montani situati ad alta quota, il territorio della Tenuta si presta alla realizzazione di azioni mirate alla valorizzazione e alla fruizione del territorio del Parco. 

L’area oggetto dell’intervento di complessivi circa 10000 mq risulta parzialmente edificata da quattro costruzioni, in grave stato di fatiscenza e abbandonati. Il lato sud-est si affaccia verso l’antica stazione ferroviaria della linea calabro lucana, oggi ormai completamente dismessa. Un edificio di proporzioni maggiori degli altri borda l’area verso il mare.

L’osservazione dell’edificio dall’alto della strada provinciale e dal lato nord-est offrirà, dunque, una vista di bassi muri in pietra grigia, allungati longitudinalmente, che contengono piccole sistemazioni a prato; da questi piani ancora di valore naturale e territoriale emergono quattro torri – che costituiscono la ventilazione ed il condizionamento dell’edificio - uniche emergenze architettoniche rispetto al piano di campagna.


 


Domande

Qual è il suo rapporto con l’architettura del passato e contemporanea?

Che rapporto ha con il disegno e con l’utilizzo dei colori? 

Quali sono state le difficoltà principali nel rapportarsi con un edificio complesso come il Maxxi?

 

considerazioni sull'archetipo del tetto

https://onnoffmagazine.com/2018/07/03/opporsi-alla-gravita-tramite-la-materia-costruita-conversazione-con-luigi-franciosini/

https://www.youtube.com/live/coMsS5IIah4?si=Q-0WpFx3SwKomN_g



        Federico Benincasa, Lorenzo Pirani

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